Carissimo, Pace a te.
Da qualche anno facciamo formazione umana/cristiana a ragazzi e ragazze della Val di Sole e il grest estivo.
Alcuni dei nostri soci ci hanno fatto notare che manca qualche proposta educativa/ricreativa che possa coinvolgere in maniera “leggera” quei ragazzi che sono “tagliati fuori” da quelle attività che vanno per la maggiore.
Proponiamo una serie di film a tematica per stimolare i ragazzi a riflettere su alcuni valori, universali, della vita che li sta accompagnando.
Ai film possono partecipare tutti quei ragazzi (e genitori) che sono soci dell’ass “In Semplicità”, per gli altri basta chiamare al 3494309001 o scrivere a ass.insemplicita@gmail.com e chiedere di poter diventare soci.
Qui trovi tutto quello di cui puoi aver bisogno
https://drive.google.com/file/d/122fASCchkEKL_jhf-6tdFT7P5KxzfAlF/view?usp=sharing
fra Paolo Bertoncello
"in Semplicità" Terzolas.blog
Il Blog "IN SEMPLICITA'" è uno spazio dove inserire: info su attività, riflessioni sulle attività, articoli, stralci di libri, esegesi bibliche, riflessioni personali, per creare un dialogo e scambiare opinioni, pareri, per una crescita spirituale e umana. Uno spazio dove le persone condividono vita. Verranno eliminati gli interventi che potrebbero ferire o offendere, con linguaggio o idee, le persone.
08 novembre 2019
05 novembre 2019
Statuto Associazione 2019
STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE
“IN SEMPLICITÀ APS”
Titolo
I
Costituzione e scopi
Art.1 - Denominazione-sede-durata
1. L’Associazione
non riconosciuta denominata “In Semplicità
APS”, di seguito indicata anche come “Associazione” è regolata dal Decreto
legislativo 117 del 2017, (da qui in avanti indicato come “Codice del Terzo
settore”), e dalle norme del Codice civile in tema di associazioni.
2.
L’Associazione ha sede legale nel Comune di Terzolas. L’eventuale variazione della sede legale
nell’ambito del Comune di Terzolas
non comporta modifica statutaria, salvo apposita delibera del Consiglio
Direttivo e successiva comunicazione agli uffici competenti.
3. Essa
opera nel territorio della provincia di Trento, ed intende operare anche in
ambito nazionale ed internazionale.
4.
L’Associazione potrà istituire sezioni o sedi secondarie, in Italia e
all’estero.
5.
L’Associazione ha durata illimitata.
Art.2 - Scopi
1.
L’Associazione è apartitica e fonda la propria attività istituzionale ed
associativa sui principi costituzionali della democrazia, della partecipazione
sociale e sull’attività di volontariato.
2.
L’Associazione persegue, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche
e di utilità sociale, attraverso l’esercizio, in via esclusiva o principale, di
una o più attività di interesse generale in favore dei propri associati, di
loro familiari o di terzi.
3.
Essa opera nei seguenti settori:
a)
educazione, istruzione e formazione professionale, ai
sensi della legge 28 marzo 2003, n. 53, e successive modificazioni, nonché le
attività culturali di interesse sociale con finalità educativa;
b)
organizzazione e gestione di attività culturali,
artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche
editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del
volontariato e delle attività di interesse generale di cui al presente
articolo;
c)
beneficenza, sostegno a distanza, cessione gratuita di
alimenti o prodotti di cui alla legge 19 agosto 2016, n. 166, e successive
modificazioni, o erogazione di denaro, beni o servizi a sostegno di persone
svantaggiate o di attività di interesse generale a norma del presente articolo;
d) interventi
e servizi sociali ai sensi dell'articolo 1, commi 1 e 2, della legge 8 novembre
2000, n. 328, e successive modificazioni, e interventi, servizi e prestazioni
di cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, e alla legge 22 giugno 2016, n. 112,
e successive modificazioni;
e) formazione
extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica e
al successo scolastico e formativo, alla prevenzione del bullismo e al
contrasto della povertà educativa.
4.
L’Associazione persegue le seguenti finalità:
a)
mantenere
vivo e diffondere lo stile di vita e la spiritualità francescana, promuovendo e
favorendo l’aggregazione, il dialogo, la vicinanza, l’accoglienza, l’ascolto e
la condivisione fra gli individui di tutte le età, sostenendo le persone che si
trovano in condizione di bisogno, e valorizzando la crescita umana, civile e
culturale dei singoli individui e della comunità di riferimento;
b)
promuovere
la tutela e la cura dell’ambiente culturale, preservando e valorizzando
tradizioni e valori presenti sul territorio;
c)
favorire
la partecipazione delle persone alle attività svolte, operando per creare una
rete di collegamento tra le molteplici realtà locali, associative, gruppi
vivaci e “profetici”, di relazioni e di supporto fra i cittadini, le
istituzioni pubbliche e le altre realtà associative presenti sul territorio;
d)
fornire
aiuto e supporto alle persone e alle popolazioni che vivono in stato di
bisogno e sofferenza nei Paesi poveri e in via di sviluppo, intervenendo per
porre fine o comunque per alleviare le gravi situazioni di disagio con cui
tali individui sono costretti a convivere ogni giorno;
e)
promuovere il volontariato, la partecipazione e
la cittadinanza attiva.
L’associazione si serve
della novella dell’Allegato A come metafora per esplicare i propri scopi.
Art.3 -
Attività
1. Per raggiungere gli scopi suddetti l’Associazione
potrà svolgere le seguenti attività:
a)
promuovere
ed istituire luoghi di incontro e di aggregazione all’interno dei quali tutti
coloro che lo desiderano possano vivere momenti di dialogo e confronto nel rispetto
dell’altrui diversità;
b)
promuovere
ed organizzare attività di animazione sociale e di condivisione della
spiritualità francescana;
c)
creare all’interno dell’Associazione delle
piccole “domus”, ovvero comunità di
persone i cui principi e regole di convivenza sono indicati nell’Allegato B a
tale Statuto, le quali sosterranno a tempo pieno con la loro presenza e
attività gli obiettivi dell’Associazione;
d)
ispirare la sua conduzione a criteri di
efficienza gestionale economica e finanziaria orientati al miglior
perseguimento delle finalità istituzionali della stessa, spendendosi anche per
una cura efficace degli spazi/locali dove l’Associazione ne ha sede e/o vi
opera;
e)
promuovere
ed organizzare eventi e momenti di carattere culturale e formativo quali, a
mero titolo esemplificativo, convegni, seminari, dialoghi, dibattiti, workshop,
corsi, laboratori;
f)
promuovere
ed organizzare attività ed iniziative di carattere culturale,
ludico-ricreativo, sportivo;
g)
assistere
e prendersi cura delle persone che si trovano a vivere in una condizione di
obiettivo disagio e bisogno, portando loro un aiuto concreto sia di tipo
materiale che di tipo morale e spirituale, attraverso la vicinanza,
l’accoglienza, l’ascolto e la condivisione;
h)
attuare e/o finanziare e/o partecipare a
iniziative e progetti (sociali, religiosi, caritativi, culturali, musicali,
sportivi...) legati allo sviluppo del territorio negli ambiti della cultura
dell’ospitalità, della condivisione e dell’animazione territoriale;
i)
fornire agli individui informazioni sui servizi
alla persona presenti sul territorio locale e provinciale, creando una stretta
collaborazione con essi, e diffondere la conoscenza e l’informazione sulle
proposte formative, educative e spirituali presenti sul territorio locale e
provinciale;
j) promuovere e/o finanziare progetti ed iniziative di solidarietà e
cooperazione internazionale nei Paesi in via di sviluppo;
k)
raccogliere
ed inviare alle popolazioni che vivono nei Paesi poveri beni di prima
necessità quali, ad esempio, cibo, denaro, vestiti, medicine, materiale
sanitario ed articoli per la scuola e per la casa;
l) curare
la redazione di magazine, articoli, periodici, riviste, bollettini ed altre
pubblicazioni, anche al fine di informare in merito alle attività dell’Associazione;
m)
curare la ricerca e la formazione di nuovi volontari, in
particolare fra i soci dell’Associazione, al fine di creare una rete di persone
attive e motivate all’interno del territorio locale;
n)
promuovere ed organizzare campagne di
sensibilizzazione ed altre forme di raccolte fondi sul territorio provinciale
al fine di far conoscere e finanziare le attività dell’Associazione, nei limiti
previsti dalla legge;
o)
utilizzare
i possibili strumenti informatici (sito internet, pagina facebook o altro
social network), allo scopo di divulgare e fare conoscere le tematiche
istituzionali dell’Associazione, oltre a pubblicizzarne l’attività ed
incentivare l’adesione di nuovi volontari;
p) collaborare
e sostenere associazioni ed altri enti privati senza scopo di lucro, anche a
valenza nazionale ed internazionale, con finalità di assistenza e di solidarietà
sociale ed internazionale analoghi o affini a quelli dell’Associazione;
q) creare
reti e collaborazioni pro-attive con enti pubblici di carattere locale,
nazionale ed internazionale, al fine di perseguire le finalità
dell’Associazione, anche stipulando con essi rapporti contributivi e
convenzionali;
r) svolgere
ogni altra attività non specificamente menzionata in tale elenco ma comunque
collegata con quelle precedenti, purché coerente con le finalità istituzionali
e idonea a perseguirne il raggiungimento.
2.
L’Associazione può svolgere, ex art.6 del Codice del Terzo settore, anche
attività diverse da quelle di interesse generale, a condizione che esse siano
secondarie e strumentali e siano svolte secondo i criteri e i limiti stabiliti
dal predetto Codice e dalle disposizioni attuative dello stesso.
3.
L’Associazione potrà, altresì, porre in essere raccolte pubbliche di fondi, al
fine di finanziare le proprie attività di interesse generale, nelle forme,
nelle condizioni e nei limiti di cui all’art.7 del Codice del Terzo settore e
dei successivi decreti attuativi dello stesso.
28 gennaio 2019
A lenti passi verso le porte del "fratricidio"
La
memoria e la banalità del male
in “Trentino” del
28 gennaio 2019
Ce ne rendiamo conto
quando, con l'avanzare dell'età, la memoria cala o subisce modifiche
e ancor di più lo capiamo quando la perdita progressiva della
memoria segnala una patologia grave e degenerativa come la malattia
di Alzheimer che annienta lo spazio, il tempo e ogni relazione. In
mancanza di memoria non ci orientiamo, non troviamo un significato a
quello che accade, non viviamo il presente e il passato è solo un
verbo che non si coniuga con niente.«Quelli che non ricordano il
passato sono condannati a ripeterlo...», scriveva Primo Levi. Ed è
per questo che la Giornata della memoria ci serve ogni anno: ci
aiuta a non perdere il passato né a fare ingiallire le foto della
storia, quella più terribile che non abbiamo vissuto e conosciuto
direttamente, il cui ricordo però contiene vita e morte, sofferenza
e dolore, tempo e sentimenti.Questa è la memoria che va raccontata
in continuazione. Perché ciò che conta sono le emozioni che i
ricordi contengono. Più le giornate della memoria, giustamente
rumorose, servono storie da raccontare continuamente e ricordi da
trasformare giorno dopo giorno. Non basta più quell'abbuffata di
dibattiti e lezioni sull'orrore, di documenti e proiezioni
sull'Olocausto, anche se utile. Non è sufficiente una memoria
episodica delle tragedie accadute. Serve ma può non bastare a far
crescere consapevolezza e coscienza su quella violenza quotidiana
che oggi continua a imperversare ovunque. Altrimenti non ci
troveremmo a dover fare i conti in questo nostro tempo con le varie
forme di prepotenza, con il bullismo divertito dei bambini o con la
crudeltà fredda e distaccata dei killer seriali e l'insistenza del
femminicidio. Ma non dovremmo neanche per un istante permettere che
si possa annegare nel nostro mare, men che meno riservare una scarsa
indignazione collettiva alla prepotenza e all'arroganza del potere.
Sappiamo da tempo che la normalizzazione della violenza e fenomeno
psicologico costante e pervasivo ed è quel "fil rouge" che
lega lo sterminio di ieri a quello di oggi.Serve invece coltivare
una memoria a lungo termine, quella che sa riconoscere l'odio
spaventoso che ha travolto milioni di persone con l'odio razziale, ma
non solo, che adesso circola facilmente in rete e contagia in forma
virale i vissuti di tutti, dei bambini e degli adolescenti ma anche
di molti adulti.Ci servono narratori di storie. Abbiamo un bisogno
vitale di raccontare la memoria ed è necessario che lo sappiano
fare per primi i genitori con i loro figli, che sappiano raccontare
di loro stessi e del mondo che hanno vissuto, del proprio cammino e
delle strade percorse dal genere umano. Perché i figli di oggi non
solo non conoscono la storia del passato, ma sanno poco o nulla dei
loro padri. Non hanno idea dei genitori quando erano giovani o
bambini e non sono consapevoli di ciò che è accaduto prima della
loro vita perché quei padri non dicono, non raccontano e non
lasciano consegne.Così non bastano più gli anniversari per
contrastare quella "banalità del male" di cui parlava la
filosofa Hannah Arend. Come allora, quello che è più pericoloso e
inquietante è l'indifferenza alla quotidiana espressione di
intolleranza e di odio che, insieme all'abitudine, rende banale e
normale la ferocia e il crimine.
Giuseppe Maiolo
Psicologia delle età della vitaUniversità di Trento
22 maggio 2017
FESTA DEI POPOLI TRENTO 2017
L'INTERVENTO DI MONSIGNOR
VIVIANI:
«UNA VOLTA I MIGRANTI
ERAVAMO NOI»
Tra le parole più
importanti scese dal palco della «Festa dei Popoli», ci sono anche
quelle di monsignor Giulio Viviani. È toccato a lui portare i saluti
dell'arcivescovo Lauro Tisi, assente per impegni, e della diocesi,
nonché della gente trentina di «profonde origini cristiane», come
ha evidenziato. Un discorso pregnante, il suo, ricordando anche
quella che è stata la storia di molte famiglie trentine. Monsignor
Viviani nel porgere i suoi saluti ha notato come in passato «eravamo
noi i migranti e i missionari che entravano in altri mondi, in altri
popoli. Oggi è l'esatto contrario. Sono i popoli, in cui noi
andammo, a entrare nel nostro mondo». Nella sua riflessione, ha
ripensato al ruolo della Chiesa che in passato è stato discusso. Se
in precedenza la Chiesa non accompagnò i suoi migranti e missionari,
oggi egli auspica che questo errore non venga ripetuto perché,
citando il pensiero di Gesù, «non ci sono orfani: c'è un padre per
tutti nei cieli».
16 maggio 2017
Migranti, falsità e razzismo
Prima Mafia-Capitale,
adesso ‘Ndrangheta- crotonese, sembra che la gestione dei migranti
sia solo appannaggio di ladri e mafiosi. È chiaro che se l’opinione
pubblica italiana viene bombardata con queste notizie senza avere un
quadro complessivo della situazione e delle responsabilità, dati
circostanziati, consegniamo l’Italia al più becero razzismo. Sarà
facile far circolare espressioni quali «lo Stato finanzia le mafie
grazie ai migranti» oppure «l’accoglienza dei migranti serve solo
alle mafie ed alla corruzione».
12 maggio 2017
“Il piccolo principe” incontra papa Francesco
Una nuova edizione de “Il
Piccolo Principe” (Àncora), il celeberrimo
testo dello scrittore e aviatore francese Antoine de Saint-Exupéry,
che ritorna sugli scaffali delle librerie commentato con testi di
papa Francesco tratti da omelie e discorsi. Jorge Mario Bergoglio e
Antoine Jean-Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry: accostamento
forzato o due voci che, pure sbucando da epoche, geografie e
sensibilità diverse, scoprono di cantare in coro? Quando mi è
stato chiesto di far commentare Il Piccolo Principe da papa
Francesco il dubbio è stato immediato e con esso la ferma
determinazione: forzature no, mai. Piuttosto rinuncio, ma maltrattare
una meravigliosa fiaba e un ottimo pontefice, giammai. Il dubbio si è
dissolto a poco a poco. Leggendo Saint-Exupéry e cercando analogie,
assonanze e rimandi in Bergoglio, una cosa risultava evidente:
qualunque fosse l’argomento, entrambi parlavano al bambino. Non un
bambino qualsiasi, ma il bambino che ancora abita in me; il bambino
che – nonostante i doveri assortiti, la professione, i troppi
eventi della vita che ti spoetizzano cercando di renderti
disincantato e cinico – ancora respira e vive da qualche parte
nella mia anima.
09 maggio 2017
ass. prom. sociale "IN SEMPLICITA'"
STATUTO
DELL’ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE “IN
SEMPLICITA’”
Titolo I
Costituzione e scopi
Art.1 - Denominazione e sede
Ai sensi della legge 383 del 2000 e
delle norme del codice civile in tema di associazioni, è costituita
l’Associazione di promozione sociale denominata “In Semplicità”,
con sede nel Comune di Terzolas.
Essa opera nel territorio della
provincia di Trento, ed intende operare anche in ambito nazionale ed
internazionale.
L’Associazione ha durata illimitata.
L’Associazione potrà istituire
sezioni o sedi secondarie, in Italia e all’estero.
Art.2 - Scopi
L’Associazione “In Semplicità”
non ha finalità di lucro e si propone di svolgere attività di
utilità e promozione sociale, nei confronti degli associati e di
terzi, nel pieno rispetto della libertà e dignità degli individui.
L’Associazione ha come finalità
principale quella di mantenere vivo e diffondere lo stile di vita e
la spiritualità francescana, promuovendo e favorendo l’aggregazione,
il dialogo, la vicinanza, l'accoglienza, l'ascolto e la condivisione
fra gli individui di tutte le età, sostenendo le persone che si
trovano in condizione di bisogno, e valorizzando la crescita umana,
civile e culturale dei singoli individui e della comunità di
riferimento.
L’Associazione intende inoltre
spendersi per la tutela e la cura dell’ambiente culturale
preservando e valorizzando tradizioni e valori presenti sul
territorio.
L'associazione “In Semplicità” si
serve della novella dell'Allegato A come metafora per esplicare i
propri scopi.
L’Associazione si propone di
perseguire tali obiettivi attraverso i valori del volontariato e
della cittadinanza attiva, favorendo la partecipazione delle persone
alle attività svolte ed operando per creare una rete di collegamento
tra le molteplici realtà locali, associative, gruppi vivaci e
“profetici”, di relazioni e di supporto fra i cittadini, le
istituzioni pubbliche e le altre realtà associative presenti nel
territorio dove opera.
E’ esclusa qualsiasi finalità
politica, sindacale, professionale o di categoria, ovvero di sola
tutela degli interessi economici degli associati.
Art.3 - Attività
Per raggiungere gli scopi appena
menzionati l’Associazione “In Semplicità” potrà svolgere le
seguenti attività:
- istituire un luogo d’incontro e di aggregazione all’interno del quale tutti coloro che lo desiderano possano vivere momenti di dialogo e confronto nel rispetto dell’altrui diversità, e gestirlo proponendo attività di animazione sociale e di condivisione della spiritualitàfrancescana;
- creare all’interno dell’Associazione delle piccole “domus”, ovvero comunità di persone i cui principi e regole di convivenza sono indicati nell’Allegato B a tale Statuto, le quali sosterranno a tempo pieno con la loro presenza e attività gli obiettivi dell’Associazione;
- ispirare la sua conduzione a criteri di efficienza gestionale economica e finanziaria orientati al miglior perseguimento delle finalità istituzionali della stessa, spendendosi anche per una cura efficace degli spazi/locali dove l'Associazione ne ha sede e/o vi opera;
- promuovere ed organizzare eventi e momenti di carattere culturale e formativo, quali ad esempio convegni, seminari, dialoghi, dibattiti, workshop, corsi, laboratori, con l’obiettivo di valorizzare e favorire la crescita umana e spirituale degli individui;
- assistere e prendersi cura delle persone che si trovano a vivere in una condizione di obiettivo disagio e bisogno, portando loro un aiuto concreto sia di tipo materiale che di tipo morale e spirituale, attraverso la vicinanza, l’accoglienza, l’ascolto e la condivisione;
- attuare, finanziare, partecipare a iniziative e progetti (sociali, religiosi, caritativi, culturali, musicali, sportivi...) legati allo sviluppo del territorio negli ambiti della cultura dell’ospitalità, della condivisione e dell’animazione territoriale, al fine di valorizzarne le potenzialità e favorire la crescita della comunità di riferimento;
- fornire agli individui informazioni sui servizi alla persona presenti sul territorio locale e provinciale, creando una stretta collaborazione con essi, e diffondere la conoscenza e l’informazione sulle proposte formative, educative e spirituali presenti sul territorio locale e provinciale;
- curare la ricerca e la formazione di nuovi volontari, in particolare fra i soci dell’Associazione, al fine di creare una rete di persone attive e motivate all’interno del territorio locale;
- promuovere ed organizzare campagne di sensibilizzazione ed altre forme di raccolta fondi al fine di finanziare le attività istituzionali dell’Associazione, nei limiti previsti dalla legge per gli enti non commerciali;
- utilizzare i possibili strumenti informatici (sito internet, pagina facebook o altro social network), allo scopo di divulgare e fare conoscere le tematiche istituzionali dell’Associazione, oltre a pubblicizzarne l’attività ed incentivare l’adesione di nuovi volontari;
- creare reti e collaborazioni pro-attive con altre associazioni o con altri enti pubblici o privati di carattere locale, provinciale, oltre che nazionale ed internazionale, che abbiano finalità analoghe o simili a quelle dell’Associazione, promuovendone e sostenendone l’azione, oltre che stipulando con questi ultimi rapporti contributivi e convenzionati.
09 aprile 2016
APRIRE E NON IMPRIGIONARE
Il
papa apre ai divorziati
di
Luca Kocci
in
“il manifesto” del 9 aprile 2016
Il
Sinodo dei vescovi sulla famiglia, ad ottobre, aveva aperto qualche
spiraglio sulla possibilità per i divorziati risposati di accedere
ai sacramenti. Ora papa Francesco allarga quelle fessure e afferma
esplicitamente che, in casi particolari, il divieto di fare la
comunione per i divorziati risposati può cadere. Si chiude così,
con la pubblicazione dell’ampia esortazione apostolica
post-sinodale di papa Francesco Amoris laetitia («La gioia
dell’amore», un titolo che ricalca quello della prima esortazione
del pontefice, Evangelii gaudium, «La gioia del Vangelo»), firmata
il 19 marzo ma resa nota ieri mattina, il percorso del Sinodo dei
vescovi sulla famiglia, dopo due anni di dibattito dentro e fuori le
mura vaticane. Il Sinodo, infatti, è un organismo solo consultivo, e
l’esortazione post-sinodale ne costituisce in un certo senso
l’interpretazione autentica e l’attuazione.
Chi
si aspettava che il papa avrebbe spalancato tutte le porte che la
maggioranza dei vescovi aveva sprangato – su coppie omosessuali e
contraccezione – resterà deluso. Del resto viene esplicitato fin
dalle prime righe della Amoris laetitia che non era questa
l’intenzione di Bergoglio: «I dibattiti che si trovano nei mezzi
di comunicazione o nelle pubblicazioni e perfino tra i ministri della
Chiesa vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza
sufficiente riflessione o fondamento all’atteggiamento che pretende
di risolvere tutto applicando normative generali o traendo
conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche». Non è
stata formulata nessuna nuova norma canonica generale, semmai –
scrive il papa – spetta alla Chiese locali «interpretare alcuni
aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano».
La parola chiave per affrontare le situazioni «irregolari» è
«discernimento», la stessa che ebbe un posto centrale nella
Relazione finale del Sinodo. Che va applicato soprattutto alla
situazione dei divorziati risposati, nei confronti dei quali già il
Sinodo si era mostrato più indulgente, sebbene in modo ambiguo e
controverso (un paragrafo della Relazione finale fu approvato per un
solo voto). Ora Francesco si spinge più in là: i divorziati
risposati «non devono sentirsi scomunicati», «nessuno può essere
condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo»;
e scrive – ma curiosamente in due note a piè di pagina – che
potranno accedere ai sacramenti, possibilità finora canonicamente
preclusa. Una strada resta quella di ottenere dai tribunali
ecclesiastici la «dichiarazione di nullità matrimoniale», le cui
procedure sono state recentemente semplificate dallo stesso
Francesco, affidando maggiori responsabilità ai vescovi diocesani.
Poi c’è il «discernimento», che valuti le «attenuanti» e
distingua i casi, perché un conto «è una seconda unione
consolidata nel tempo», altro è «una nuova unione che viene da un
recente divorzio». Sarebbe «meschino soffermarsi a considerare solo
se l’agire di una persona risponda o meno a una legge o a una norma
generale», «come se fossero pietre che si lanciano contro la vita
delle persone». Invece «è possibile che, entro una situazione
oggettiva di peccato», «si possa vivere in grazia di Dio»,
«ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa». E, precisa la nota
redatta dal papa, «in certi casi potrebbe essere anche l’aiuto dei
Sacramenti», considerando che «l’Eucaristia non è un premio per
i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli». A
parte queste aperture «caso per caso», la dottrina cattolica
tradizionale sul matrimonio è ribadita in più occasioni: «Unione
indissolubile tra l’uomo e la donna» contraddistinta dalla
«apertura alla vita», quindi tesa alla procreazione («nessun atto
genitale degli sposi può negare questo significato, benché per
diverse ragioni non sempre possa generare una nuova vita»). «Altre
forme di unione – si legge – contraddicono radicalmente questo
ideale, mentre alcune lo realizzano almeno in modo parziale». Un
riferimento, quest’ultimo, al «matrimonio solo civile» o persino
ad «una semplice convivenza» stabile, tuttavia «da accompagnare
nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio». La condanna,
invece, è per le unioni tra persone omosessuali, utilizzando fra
l’altro – come fece anche il Sinodo – una formulazione redatta
a suo tempo dalla Congregazione per la dottrina della fede guidata
allora dal card. Ratzinger: «Non esiste fondamento alcuno per
assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni
omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Ne
consegue, inevitabilmente, la considerazione che «ogni bambino ha il
diritto di ricevere l’amore di una madre e di un padre, entrambi
necessari per la sua maturazione integra e armoniosa»;
«diversamente, il figlio sembra ridursi ad un possesso capriccioso».
«Comprendo coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non
dia luogo ad alcuna confusione»,
scrive Francesco, evidentemente prevedendo le obiezioni
dei conservatori all’apertura sui divorziati risposati. «Ma la
Chiesa non è una dogana», e «il Vangelo stesso ci richiede di non giudicare
e di non condannare». «Questa è la logica che deve prevalere
nella Chiesa». Non è un «balzo in avanti», ma – all’interno
di un sistema dottrinale tradizionale e limitatamente ad una
situazione circoscritta – una «maglia rotta nella rete».
24 novembre 2015
MORTE: LEZIONE DI UMANITA'
Quando
la morte è una lezione di umanità
Oggi che il mondo si
raggomitola su se stesso, che si chiude e inalbera una corazza a
difesa dei suoi valori e della sua gente, che blinda frontiere e
restringe passaggi, oggi c'è un uomo che a questo mondo dà una
lezione di umanità commovente. È un uomo normale, o almeno lo era
fino a 10 giorni fa: aveva un lavoro, una casa, una moglie, una
figlia.
29 settembre 2015
COSA DECIDERE DI FARE?
"Un maestro zen vide uno scorpione annegare e decise di tirarlo fuori dall’acqua. Quando lo fece, lo scorpione lo punse.
Per l’effetto del dolore, il maestro
Per l’effetto del dolore, il maestro
Il maestro tentò di tirarlo fuori nuovamente e l’animale lo punse ancora.
Un giovane discepolo che era lì gli si avvicinò e gli disse: ”mi scusi maestro, ma perché continuate? Non capite che ogni volta che provate a tirarlo fuori dall’acqua vi punge?”
Il maestro rispose: ”la natura dello scorpione è di pungere e questo non cambierà la mia che è di aiutare.” Allora, il maestro riflettè e con l’aiuto di una foglia, tirò fuori lo scorpione dell’acqua e gli salvò la vita, poi rivolgendosi al suo giovane discepolo, continuò: ”non cambiare la tua natura se qualcuno ti fa male, prendi solo delle precauzioni. Perché, gli uomini sono quasi sempre ingrati del beneficio che gli stai facendo. Ma questo non è un motivo per smettere di fare del bene, di abbandonare l’amore che vive in te".
24 settembre 2015
IL DIO IN CUI NON CREDO
Viviamo a cavallo di due mondi: uno che fa acqua da tutte le parti e l'altro che ci viene addosso irrimediabilmente con il suo terribile carico di novità, di interrogativi, di sorprese. Dal dorso di questo cavallo su cui non è sempre facile cavalcare, dal difficile equilibrio di questa corda tesa tra le due sponde, ogni volta più chiare e più scure, voglio alzare il mio sguardo. Uno sguardo che si fa idea e una idea che vuole farsi parola per non cadere nel rimprovero di Chesterton: “L'idea che non cerca di cambiarsi in parola è una cattiva idea”. Ma una parola che porti il calore capace di generare la vita, la vita che si fece carne e sangue, attualità umana, speranza eterna. E Chesterton ancora che dice: “una parola che non spinga all'azione è una cattiva parola”.
08 settembre 2015
10 marzo 2015
IL BENE/AMORE NON E' UNA UTOPIA
IV Domenica di quaresima
15 Marzo 2015
Gv
3,14-21
In
quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il
serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio
dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio
infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché
chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio,
infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo,
ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui
non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché
non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio
è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più
le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie.
Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce
perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità
viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono
state fatte in Dio».
Ho
sostituito Figlio e luce con Bene/Amore
Ho
sostituito credere con vivere
In
quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il
serpente nel deserto, così bisogna che il Bene/Amore sia innalzato ,
perché chiunque vive in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha
tanto amato il mondo da dare il Bene/Amore perché chiunque vive in
lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha
mandato il Bene/Amore nel mondo per condannare il mondo, ma perché
il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi vive nel Bene/Amore non è
condannato; ma chi non vive è già stato condannato, perché non ha
vissuto nel Bene/Amore. E il giudizio è questo: Bene/Amore è venuto
nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che Bene/Amore,
perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male,
odia il Bene/Amore, e non opera il Bene/Amore perché le sue opere
non vengano messe in discussione. Invece chi fa il bene mostra il
Bene/Amore, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state
fatte in Dio».
Nel
dialogo con il fariseo Nicodemo, capo dei Giudei, Gesù si rifà ad
un episodio conosciuto della storia di Israele contenuto nel Libro
dei Numeri.
L’evangelista
scrive: “«Come
Mosè innalzò il serpente nel deserto»”; i
serpenti erano stati inviati da Dio per castigare il popolo secondo
lo schema classico di “castigo/salvezza/ perdono”.
In
Gesù invece c’è soltanto salvezza. “«Così
bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo»”, Gesù
si riferisce alla sua futura morte in croce e parla del Figlio
dell’uomo, cioè l’uomo che ha la pienezza della condizione
divina. “«Perché
chiunque crede in lui abbia la vita eterna»”
Credere
nel Figlio dell’uomo significa aspirare alla pienezza umana che
risplende in questo figlio dell’uomo.
Per
la prima volta appare in questo vangelo un tema molto caro
all’evangelista, cioè quello della vita eterna.
La
vita eterna non è, un premio futuro per la buona condotta tenuta nel
presente, ma una qualità di vita già nel presente.
E
si chiama “eterna” non tanto per la durata senza fine, ma per la
qualità indistruttibile.
E
questa vita eterna non si avrà in futuro, ma si ha già.
Chiunque
da adesione a Gesù, quindi aspira alla pienezza umana che risplende
in Gesù. “«Dio
infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito»”.
Il
Dio di Gesù non è un Dio che chiede, ma un Dio che offre, che
arriva addirittura a offrire se stesso. “«Perché
chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna»”.
La
vita eterna non si ottiene, cioè un codice esterno ma decidendo di
vivere con lo stile del Cristo.
E
Gesù appare qui come il dono dell’amore di Dio per l’umanità.
E
Gesù è la massima espressione di questa manifestazione e
comunicazione di Dio.
“«Dio
infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare»”,
anche se il verbo qui non è condannare, ma “«giudicare
il mondo»”.
Gesù
continua, “«E
il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo»”, la
luce è immagine della vita, “«ma
gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce perché le loro
opere erano malvagie»”.
“«Chiunque
infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché le sue
opere non vengano riprovate»”. Gesù
si rifà a quella che è l’esperienza comune. Il delinquente, chi
agisce male, non ama i riflettori, non ama la luce, ma si rintana
nelle tenebre.
“«Chi
invece fa la verità…»”. In
contrapposizione a fare il male, Gesù parla di “fare la verità”.
La verità non va creduta, diventando una dottrina, ma va fatta. Ecco
perché Gesù in questo vangelo non dirà che lui ha la verità, ma
che lui è la verità.
Se
è in contrapposizione con il “fare il male”, essere nella verità
significa “fare il bene”, inserirsi nel dinamismo creatore di Dio
che ama la sua creatura e vuole che il bene della sua creatura, il
bene dell’uomo, sia il valore più importante nell’esistenza dei
suoi figli.
Quindi
“«chi
fa la verità»”, significa
colui che ha messo il bene dell’uomo come valore principale della
sua esistenza, “«viene
verso la luce»”, più
si ama e più la persona diventa luminosa perché risplende la stessa
luce di Dio.
“«Perché
appaia chiaramente che le sue opere sono fatte in Dio»”. Le
sue opere sono fatte in Dio perché Dio è colui che fa il bene
dell’uomo. Quindi invita a fare la verità, a inserirsi nel suo
stesso dinamismo creatore che mette il bene dell’uomo come valore
assoluto.
Chi
è nella verità si unisce e comunica vita a tutti quanti.
17 febbraio 2015
DALLA SCHIAVITÙ ALLA LIBERAZIONE: UNA NUOVA ALLEANZA
Mc
1,12-15
In
quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto
rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie
selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo
che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il
vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è
vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
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