08 novembre 2019

I VALORI DELLA VITA

Carissimo, Pace a te.

Da qualche anno facciamo formazione umana/cristiana a ragazzi e ragazze della Val di Sole e il grest estivo.

Alcuni dei nostri soci ci hanno fatto notare che manca qualche proposta educativa/ricreativa che possa coinvolgere in maniera “leggera” quei ragazzi che sono “tagliati fuori” da quelle attività che vanno per la maggiore.

Proponiamo una serie di film a tematica per stimolare i ragazzi a riflettere su alcuni valori, universali, della vita che li sta accompagnando.

Ai film possono partecipare tutti quei ragazzi (e genitori) che sono soci dell’ass “In Semplicità”, per gli altri basta chiamare al 3494309001 o scrivere a  ass.insemplicita@gmail.com e chiedere di poter diventare soci.

Qui trovi tutto quello di cui puoi aver bisogno

https://drive.google.com/file/d/122fASCchkEKL_jhf-6tdFT7P5KxzfAlF/view?usp=sharing

fra Paolo Bertoncello

05 novembre 2019

Statuto Associazione 2019









STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE
IN SEMPLICITÀ APS”
                                                                                                                            

Titolo I                                                                                                  
Costituzione e scopi

Art.1 - Denominazione-sede-durata
1. L’Associazione non riconosciuta denominata “In Semplicità APS”, di seguito indicata anche come “Associazione” è regolata dal Decreto legislativo 117 del 2017, (da qui in avanti indicato come “Codice del Terzo settore”), e dalle norme del Codice civile in tema di associazioni.
2. L’Associazione ha sede legale nel Comune di Terzolas.  L’eventuale variazione della sede legale nell’ambito del Comune di Terzolas non comporta modifica statutaria, salvo apposita delibera del Consiglio Direttivo e successiva comunicazione agli uffici competenti.
3. Essa opera nel territorio della provincia di Trento, ed intende operare anche in ambito nazionale ed internazionale.
4. L’Associazione potrà istituire sezioni o sedi secondarie, in Italia e all’estero.                 
5. L’Associazione ha durata illimitata.

Art.2 - Scopi
1. L’Associazione è apartitica e fonda la propria attività istituzionale ed associativa sui principi costituzionali della democrazia, della partecipazione sociale e sull’attività di volontariato.
2. L’Associazione persegue, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, attraverso l’esercizio, in via esclusiva o principale, di una o più attività di interesse generale in favore dei propri associati, di loro familiari o di terzi.
3. Essa opera nei seguenti settori:
a)     educazione, istruzione e formazione professionale, ai sensi della legge 28 marzo 2003, n. 53, e successive modificazioni, nonché le attività culturali di interesse sociale con finalità educativa;
b)    organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale di cui al presente articolo;
c)     beneficenza, sostegno a distanza, cessione gratuita di alimenti o prodotti di cui alla legge 19 agosto 2016, n. 166, e successive modificazioni, o erogazione di denaro, beni o servizi a sostegno di persone svantaggiate o di attività di interesse generale a norma del presente articolo;
d)    interventi e servizi sociali ai sensi dell'articolo 1, commi 1 e 2, della legge 8 novembre 2000, n. 328, e successive modificazioni, e interventi, servizi e prestazioni di cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, e alla legge 22 giugno 2016, n. 112, e successive modificazioni;
e)     formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica e al successo scolastico e formativo, alla prevenzione del bullismo e al contrasto della povertà educativa.
4. L’Associazione persegue le seguenti finalità:
a)     mantenere vivo e diffondere lo stile di vita e la spiritualità francescana, promuovendo e favorendo l’aggregazione, il dialogo, la vicinanza, l’accoglienza, l’ascolto e la condivisione fra gli individui di tutte le età, sostenendo le persone che si trovano in condizione di bisogno, e valorizzando la crescita umana, civile e culturale dei singoli individui e della comunità di riferimento;
b)    promuovere la tutela e la cura dell’ambiente culturale, preservando e valorizzando tradizioni e valori presenti sul territorio;
c)     favorire la partecipazione delle persone alle attività svolte, operando per creare una rete di collegamento tra le molteplici realtà locali, associative, gruppi vivaci e “profetici”, di relazioni e di supporto fra i cittadini, le istituzioni pubbliche e le altre realtà associative presenti sul territorio;
d)    fornire aiuto e supporto alle persone e alle popolazioni che vivono in stato di bisogno e sofferenza nei Paesi poveri e in via di sviluppo, intervenendo per porre fine o comunque per alleviare le gravi situazioni di disagio con cui tali individui sono costretti a convivere ogni giorno;
e)     promuovere il volontariato, la partecipazione e la cittadinanza attiva.
L’associazione si serve della novella dell’Allegato A come metafora per esplicare i propri scopi.

Art.3 - Attività
1. Per raggiungere gli scopi suddetti l’Associazione potrà svolgere le seguenti attività:
a)     promuovere ed istituire luoghi di incontro e di aggregazione all’interno dei quali tutti coloro che lo desiderano possano vivere momenti di dialogo e confronto nel rispetto dell’altrui diversità;
b)    promuovere ed organizzare attività di animazione sociale e di condivisione della spiritualità francescana;
c)     creare all’interno dell’Associazione delle piccole “domus”, ovvero comunità di persone i cui principi e regole di convivenza sono indicati nell’Allegato B a tale Statuto, le quali sosterranno a tempo pieno con la loro presenza e attività gli obiettivi dell’Associazione;
d)    ispirare la sua conduzione a criteri di efficienza gestionale economica e finanziaria orientati al miglior perseguimento delle finalità istituzionali della stessa, spendendosi anche per una cura efficace degli spazi/locali dove l’Associazione ne ha sede e/o vi opera;
e)     promuovere ed organizzare eventi e momenti di carattere culturale e formativo quali, a mero titolo esemplificativo, convegni, seminari, dialoghi, dibattiti, workshop, corsi, laboratori;
f)     promuovere ed organizzare attività ed iniziative di carattere culturale, ludico-ricreativo, sportivo;
g)     assistere e prendersi cura delle persone che si trovano a vivere in una condizione di obiettivo disagio e bisogno, portando loro un aiuto concreto sia di tipo materiale che di tipo morale e spirituale, attraverso la vicinanza, l’accoglienza, l’ascolto e la condivisione;
h)    attuare e/o finanziare e/o partecipare a iniziative e progetti (sociali, religiosi, caritativi, culturali, musicali, sportivi...) legati allo sviluppo del territorio negli ambiti della cultura dell’ospitalità, della condivisione e dell’animazione territoriale;
i)      fornire agli individui informazioni sui servizi alla persona presenti sul territorio locale e provinciale, creando una stretta collaborazione con essi, e diffondere la conoscenza e l’informazione sulle proposte formative, educative e spirituali presenti sul territorio locale e provinciale; 
j)      promuovere e/o finanziare progetti ed iniziative di solidarietà e cooperazione internazionale nei Paesi in via di sviluppo;
k)    raccogliere ed inviare alle popolazioni che vivono nei Paesi poveri beni di prima necessità quali, ad esempio, cibo, denaro, vestiti, medicine, materiale sanitario ed articoli per la scuola e per la casa;
l)      curare la redazione di magazine, articoli, periodici, riviste, bollettini ed altre pubblicazioni, anche al fine di informare in merito alle attività dell’Associazione;
m)   curare la ricerca e la formazione di nuovi volontari, in particolare fra i soci dell’Associazione, al fine di creare una rete di persone attive e motivate all’interno del territorio locale;
n)    promuovere ed organizzare campagne di sensibilizzazione ed altre forme di raccolte fondi sul territorio provinciale al fine di far conoscere e finanziare le attività dell’Associazione, nei limiti previsti dalla legge;
o)    utilizzare i possibili strumenti informatici (sito internet, pagina facebook o altro social network), allo scopo di divulgare e fare conoscere le tematiche istituzionali dell’Associazione, oltre a pubblicizzarne l’attività ed incentivare l’adesione di nuovi volontari;
p)    collaborare e sostenere associazioni ed altri enti privati senza scopo di lucro, anche a valenza nazionale ed internazionale, con finalità di assistenza e di solidarietà sociale ed internazionale analoghi o affini a quelli dell’Associazione;
q)    creare reti e collaborazioni pro-attive con enti pubblici di carattere locale, nazionale ed internazionale, al fine di perseguire le finalità dell’Associazione, anche stipulando con essi rapporti contributivi e convenzionali;
r)     svolgere ogni altra attività non specificamente menzionata in tale elenco ma comunque collegata con quelle precedenti, purché coerente con le finalità istituzionali e idonea a perseguirne il raggiungimento.
2. L’Associazione può svolgere, ex art.6 del Codice del Terzo settore, anche attività diverse da quelle di interesse generale, a condizione che esse siano secondarie e strumentali e siano svolte secondo i criteri e i limiti stabiliti dal predetto Codice e dalle disposizioni attuative dello stesso.
3. L’Associazione potrà, altresì, porre in essere raccolte pubbliche di fondi, al fine di finanziare le proprie attività di interesse generale, nelle forme, nelle condizioni e nei limiti di cui all’art.7 del Codice del Terzo settore e dei successivi decreti attuativi dello stesso.


28 gennaio 2019

A lenti passi verso le porte del "fratricidio"

La memoria e la banalità del male

di Giuseppe Maiolo
in “Trentino” del 28 gennaio 2019


Ce ne rendiamo conto quando, con l'avanzare dell'età, la memoria cala o subisce modifiche e ancor di più lo capiamo quando la perdita progressiva della memoria segnala una patologia grave e degenerativa come la malattia di Alzheimer che annienta lo spazio, il tempo e ogni relazione. In mancanza di memoria non ci orientiamo, non troviamo un significato a quello che accade, non viviamo il presente e il passato è solo un verbo che non si coniuga con niente.«Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo...», scriveva Primo Levi. Ed è per questo che la Giornata della memoria ci serve ogni anno: ci aiuta a non perdere il passato né a fare ingiallire le foto della storia, quella più terribile che non abbiamo vissuto e conosciuto direttamente, il cui ricordo però contiene vita e morte, sofferenza e dolore, tempo e sentimenti.Questa è la memoria che va raccontata in continuazione. Perché ciò che conta sono le emozioni che i ricordi contengono. Più le giornate della memoria, giustamente rumorose, servono storie da raccontare continuamente e ricordi da trasformare giorno dopo giorno. Non basta più quell'abbuffata di dibattiti e lezioni sull'orrore, di documenti e proiezioni sull'Olocausto, anche se utile. Non è sufficiente una memoria episodica delle tragedie accadute. Serve ma può non bastare a far crescere consapevolezza e coscienza su quella violenza quotidiana che oggi continua a imperversare ovunque. Altrimenti non ci troveremmo a dover fare i conti in questo nostro tempo con le varie forme di prepotenza, con il bullismo divertito dei bambini o con la crudeltà fredda e distaccata dei killer seriali e l'insistenza del femminicidio. Ma non dovremmo neanche per un istante permettere che si possa annegare nel nostro mare, men che meno riservare una scarsa indignazione collettiva alla prepotenza e all'arroganza del potere. Sappiamo da tempo che la normalizzazione della violenza e fenomeno psicologico costante e pervasivo ed è quel "fil rouge" che lega lo sterminio di ieri a quello di oggi.Serve invece coltivare una memoria a lungo termine, quella che sa riconoscere l'odio spaventoso che ha travolto milioni di persone con l'odio razziale, ma non solo, che adesso circola facilmente in rete e contagia in forma virale i vissuti di tutti, dei bambini e degli adolescenti ma anche di molti adulti.Ci servono narratori di storie. Abbiamo un bisogno vitale di raccontare la memoria ed è necessario che lo sappiano fare per primi i genitori con i loro figli, che sappiano raccontare di loro stessi e del mondo che hanno vissuto, del proprio cammino e delle strade percorse dal genere umano. Perché i figli di oggi non solo non conoscono la storia del passato, ma sanno poco o nulla dei loro padri. Non hanno idea dei genitori quando erano giovani o bambini e non sono consapevoli di ciò che è accaduto prima della loro vita perché quei padri non dicono, non raccontano e non lasciano consegne.Così non bastano più gli anniversari per contrastare quella "banalità del male" di cui parlava la filosofa Hannah Arend. Come allora, quello che è più pericoloso e inquietante è l'indifferenza alla quotidiana espressione di intolleranza e di odio che, insieme all'abitudine, rende banale e normale la ferocia e il crimine.

Giuseppe Maiolo Psicologia delle età della vitaUniversità di Trento

ragazzi 11-15 anni




22 maggio 2017

FESTA DEI POPOLI TRENTO 2017



 

L'INTERVENTO DI MONSIGNOR VIVIANI:
«UNA VOLTA I MIGRANTI ERAVAMO NOI»

Tra le parole più importanti scese dal palco della «Festa dei Popoli», ci sono anche quelle di monsignor Giulio Viviani. È toccato a lui portare i saluti dell'arcivescovo Lauro Tisi, assente per impegni, e della diocesi, nonché della gente trentina di «profonde origini cristiane», come ha evidenziato. Un discorso pregnante, il suo, ricordando anche quella che è stata la storia di molte famiglie trentine. Monsignor Viviani nel porgere i suoi saluti ha notato come in passato «eravamo noi i migranti e i missionari che entravano in altri mondi, in altri popoli. Oggi è l'esatto contrario. Sono i popoli, in cui noi andammo, a entrare nel nostro mondo». Nella sua riflessione, ha ripensato al ruolo della Chiesa che in passato è stato discusso. Se in precedenza la Chiesa non accompagnò i suoi migranti e missionari, oggi egli auspica che questo errore non venga ripetuto perché, citando il pensiero di Gesù, «non ci sono orfani: c'è un padre per tutti nei cieli».

16 maggio 2017

Migranti, falsità e razzismo


Prima Mafia-Capitale, adesso ‘Ndrangheta- crotonese, sembra che la gestione dei migranti sia solo appannaggio di ladri e mafiosi. È chiaro che se l’opinione pubblica italiana viene bombardata con queste notizie senza avere un quadro complessivo della situazione e delle responsabilità, dati circostanziati, consegniamo l’Italia al più becero razzismo. Sarà facile far circolare espressioni quali «lo Stato finanzia le mafie grazie ai migranti» oppure «l’accoglienza dei migranti serve solo alle mafie ed alla corruzione».

12 maggio 2017

“Il piccolo principe” incontra papa Francesco


Una nuova edizione de “Il Piccolo Principe” (Àncora), il celeberrimo testo dello scrittore e aviatore francese Antoine de Saint-Exupéry, che ritorna sugli scaffali delle librerie commentato con testi di papa Francesco tratti da omelie e discorsi. Jorge Mario Bergoglio e Antoine Jean-Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry: accostamento forzato o due voci che, pure sbucando da epoche, geografie e sensibilità diverse, scoprono di cantare in coro? Quando mi è stato chiesto di far commentare Il Piccolo Principe da papa Francesco il dubbio è stato immediato e con esso la ferma determinazione: forzature no, mai. Piuttosto rinuncio, ma maltrattare una meravigliosa fiaba e un ottimo pontefice, giammai. Il dubbio si è dissolto a poco a poco. Leggendo Saint-Exupéry e cercando analogie, assonanze e rimandi in Bergoglio, una cosa risultava evidente: qualunque fosse l’argomento, entrambi parlavano al bambino. Non un bambino qualsiasi, ma il bambino che ancora abita in me; il bambino che – nonostante i doveri assortiti, la professione, i troppi eventi della vita che ti spoetizzano cercando di renderti disincantato e cinico – ancora respira e vive da qualche parte nella mia anima.

09 maggio 2017

ass. prom. sociale "IN SEMPLICITA'"




STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE “IN SEMPLICITA’”



Titolo I
Costituzione e scopi

Art.1 - Denominazione e sede
Ai sensi della legge 383 del 2000 e delle norme del codice civile in tema di associazioni, è costituita l’Associazione di promozione sociale denominata “In Semplicità”, con sede nel Comune di Terzolas.
Essa opera nel territorio della provincia di Trento, ed intende operare anche in ambito nazionale ed internazionale.
L’Associazione ha durata illimitata.
L’Associazione potrà istituire sezioni o sedi secondarie, in Italia e all’estero.

Art.2 - Scopi
L’Associazione “In Semplicità” non ha finalità di lucro e si propone di svolgere attività di utilità e promozione sociale, nei confronti degli associati e di terzi, nel pieno rispetto della libertà e dignità degli individui.
L’Associazione ha come finalità principale quella di mantenere vivo e diffondere lo stile di vita e la spiritualità francescana, promuovendo e favorendo l’aggregazione, il dialogo, la vicinanza, l'accoglienza, l'ascolto e la condivisione fra gli individui di tutte le età, sostenendo le persone che si trovano in condizione di bisogno, e valorizzando la crescita umana, civile e culturale dei singoli individui e della comunità di riferimento.
L’Associazione intende inoltre spendersi per la tutela e la cura dell’ambiente culturale preservando e valorizzando tradizioni e valori presenti sul territorio.
L'associazione “In Semplicità” si serve della novella dell'Allegato A come metafora per esplicare i propri scopi.
L’Associazione si propone di perseguire tali obiettivi attraverso i valori del volontariato e della cittadinanza attiva, favorendo la partecipazione delle persone alle attività svolte ed operando per creare una rete di collegamento tra le molteplici realtà locali, associative, gruppi vivaci e “profetici”, di relazioni e di supporto fra i cittadini, le istituzioni pubbliche e le altre realtà associative presenti nel territorio dove opera.
E’ esclusa qualsiasi finalità politica, sindacale, professionale o di categoria, ovvero di sola tutela degli interessi economici degli associati.

Art.3 - Attività
Per raggiungere gli scopi appena menzionati l’Associazione “In Semplicità” potrà svolgere le seguenti attività:
  • istituire un luogo d’incontro e di aggregazione all’interno del quale tutti coloro che lo desiderano possano vivere momenti di dialogo e confronto nel rispetto dell’altrui diversità, e gestirlo proponendo attività di animazione sociale e di condivisione della spiritualità
    francescana;
  • creare all’interno dell’Associazione delle piccole “domus”, ovvero comunità di persone i cui principi e regole di convivenza sono indicati nell’Allegato B a tale Statuto, le quali sosterranno a tempo pieno con la loro presenza e attività gli obiettivi dell’Associazione;
  • ispirare la sua conduzione a criteri di efficienza gestionale economica e finanziaria orientati al miglior perseguimento delle finalità istituzionali della stessa, spendendosi anche per una cura efficace degli spazi/locali dove l'Associazione ne ha sede e/o vi opera;
  • promuovere ed organizzare eventi e momenti di carattere culturale e formativo, quali ad esempio convegni, seminari, dialoghi, dibattiti, workshop, corsi, laboratori, con l’obiettivo di valorizzare e favorire la crescita umana e spirituale degli individui;
  • assistere e prendersi cura delle persone che si trovano a vivere in una condizione di obiettivo disagio e bisogno, portando loro un aiuto concreto sia di tipo materiale che di tipo morale e spirituale, attraverso la vicinanza, l’accoglienza, l’ascolto e la condivisione;
  • attuare, finanziare, partecipare a iniziative e progetti (sociali, religiosi, caritativi, culturali, musicali, sportivi...) legati allo sviluppo del territorio negli ambiti della cultura dell’ospitalità, della condivisione e dell’animazione territoriale, al fine di valorizzarne le potenzialità e favorire la crescita della comunità di riferimento;
  • fornire agli individui informazioni sui servizi alla persona presenti sul territorio locale e provinciale, creando una stretta collaborazione con essi, e diffondere la conoscenza e l’informazione sulle proposte formative, educative e spirituali presenti sul territorio locale e provinciale;
  • curare la ricerca e la formazione di nuovi volontari, in particolare fra i soci dell’Associazione, al fine di creare una rete di persone attive e motivate all’interno del territorio locale;
  • promuovere ed organizzare campagne di sensibilizzazione ed altre forme di raccolta fondi al fine di finanziare le attività istituzionali dell’Associazione, nei limiti previsti dalla legge per gli enti non commerciali;
  • utilizzare i possibili strumenti informatici (sito internet, pagina facebook o altro social network), allo scopo di divulgare e fare conoscere le tematiche istituzionali dell’Associazione, oltre a pubblicizzarne l’attività ed incentivare l’adesione di nuovi volontari;
  • creare reti e collaborazioni pro-attive con altre associazioni o con altri enti pubblici o privati di carattere locale, provinciale, oltre che nazionale ed internazionale, che abbiano finalità analoghe o simili a quelle dell’Associazione, promuovendone e sostenendone l’azione, oltre che stipulando con questi ultimi rapporti contributivi e convenzionati.

09 aprile 2016

APRIRE E NON IMPRIGIONARE


Il papa apre ai divorziati
di Luca Kocci
in “il manifesto” del 9 aprile 2016

Il Sinodo dei vescovi sulla famiglia, ad ottobre, aveva aperto qualche spiraglio sulla possibilità per i divorziati risposati di accedere ai sacramenti. Ora papa Francesco allarga quelle fessure e afferma esplicitamente che, in casi particolari, il divieto di fare la comunione per i divorziati risposati può cadere. Si chiude così, con la pubblicazione dell’ampia esortazione apostolica post-sinodale di papa Francesco Amoris laetitia («La gioia dell’amore», un titolo che ricalca quello della prima esortazione del pontefice, Evangelii gaudium, «La gioia del Vangelo»), firmata il 19 marzo ma resa nota ieri mattina, il percorso del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, dopo due anni di dibattito dentro e fuori le mura vaticane. Il Sinodo, infatti, è un organismo solo consultivo, e l’esortazione post-sinodale ne costituisce in un certo senso l’interpretazione autentica e l’attuazione.
Chi si aspettava che il papa avrebbe spalancato tutte le porte che la maggioranza dei vescovi aveva sprangato – su coppie omosessuali e contraccezione – resterà deluso. Del resto viene esplicitato fin dalle prime righe della Amoris laetitia che non era questa l’intenzione di Bergoglio: «I dibattiti che si trovano nei mezzi di comunicazione o nelle pubblicazioni e perfino tra i ministri della Chiesa vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche». Non è stata formulata nessuna nuova norma canonica generale, semmai – scrive il papa – spetta alla Chiese locali «interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano». La parola chiave per affrontare le situazioni «irregolari» è «discernimento», la stessa che ebbe un posto centrale nella Relazione finale del Sinodo. Che va applicato soprattutto alla situazione dei divorziati risposati, nei confronti dei quali già il Sinodo si era mostrato più indulgente, sebbene in modo ambiguo e controverso (un paragrafo della Relazione finale fu approvato per un solo voto). Ora Francesco si spinge più in là: i divorziati risposati «non devono sentirsi scomunicati», «nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo»; e scrive – ma curiosamente in due note a piè di pagina – che potranno accedere ai sacramenti, possibilità finora canonicamente preclusa. Una strada resta quella di ottenere dai tribunali ecclesiastici la «dichiarazione di nullità matrimoniale», le cui procedure sono state recentemente semplificate dallo stesso Francesco, affidando maggiori responsabilità ai vescovi diocesani. Poi c’è il «discernimento», che valuti le «attenuanti» e distingua i casi, perché un conto «è una seconda unione consolidata nel tempo», altro è «una nuova unione che viene da un recente divorzio». Sarebbe «meschino soffermarsi a considerare solo se l’agire di una persona risponda o meno a una legge o a una norma generale», «come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone». Invece «è possibile che, entro una situazione oggettiva di peccato», «si possa vivere in grazia di Dio», «ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa». E, precisa la nota redatta dal papa, «in certi casi potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti», considerando che «l’Eucaristia non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli». A parte queste aperture «caso per caso», la dottrina cattolica tradizionale sul matrimonio è ribadita in più occasioni: «Unione indissolubile tra l’uomo e la donna» contraddistinta dalla «apertura alla vita», quindi tesa alla procreazione («nessun atto genitale degli sposi può negare questo significato, benché per diverse ragioni non sempre possa generare una nuova vita»). «Altre forme di unione – si legge – contraddicono radicalmente questo ideale, mentre alcune lo realizzano almeno in modo parziale». Un riferimento, quest’ultimo, al «matrimonio solo civile» o persino ad «una semplice convivenza» stabile, tuttavia «da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio». La condanna, invece, è per le unioni tra persone omosessuali, utilizzando fra l’altro – come fece anche il Sinodo – una formulazione redatta a suo tempo dalla Congregazione per la dottrina della fede guidata allora dal card. Ratzinger: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Ne consegue, inevitabilmente, la considerazione che «ogni bambino ha il diritto di ricevere l’amore di una madre e di un padre, entrambi necessari per la sua maturazione integra e armoniosa»; «diversamente, il figlio sembra ridursi ad un possesso capriccioso». «Comprendo coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non dia luogo ad alcuna confusione», scrive Francesco, evidentemente prevedendo le obiezioni dei conservatori all’apertura sui divorziati risposati. «Ma la Chiesa non è una dogana», e «il Vangelo stesso ci richiede di non giudicare e di non condannare». «Questa è la logica che deve prevalere nella Chiesa». Non è un «balzo in avanti», ma – all’interno di un sistema dottrinale tradizionale e limitatamente ad una situazione circoscritta – una «maglia rotta nella rete».

24 novembre 2015

MORTE: LEZIONE DI UMANITA'


Quando la morte è una lezione di umanità



Oggi che il mondo si raggomitola su se stesso, che si chiude e inalbera una corazza a difesa dei suoi valori e della sua gente, che blinda frontiere e restringe passaggi, oggi c'è un uomo che a questo mondo dà una lezione di umanità commovente. È un uomo normale, o almeno lo era fino a 10 giorni fa: aveva un lavoro, una casa, una moglie, una figlia.

29 settembre 2015

COSA DECIDERE DI FARE?

"Un maestro zen vide uno scorpione annegare e decise di tirarlo fuori dall’acqua. Quando lo fece, lo scorpione lo punse.
Per l’effetto del dolore, il maestro
lasciò l’animale che di nuovo cadde nell’acqua in procinto di annegare.
Il maestro tentò di tirarlo fuori nuovamente e l’animale lo punse ancora.


Un giovane discepolo che era lì gli si avvicinò e gli disse: ”mi scusi maestro, ma perché continuate? Non capite che ogni volta che provate a tirarlo fuori dall’acqua vi punge?”
Il maestro rispose: ”la natura dello scorpione è di pungere e questo non cambierà la mia che è di aiutare.” Allora, il maestro riflettè e con l’aiuto di una foglia, tirò fuori lo scorpione dell’acqua e gli salvò la vita, poi rivolgendosi al suo giovane discepolo, continuò: ”non cambiare la tua natura se qualcuno ti fa male, prendi solo delle precauzioni. Perché, gli uomini sono quasi sempre ingrati del beneficio che gli stai facendo. Ma questo non è un motivo per smettere di fare del bene, di abbandonare l’amore che vive in te".

24 settembre 2015

IL DIO IN CUI NON CREDO


Viviamo a cavallo di due mondi: uno che fa acqua da tutte le parti e l'altro che ci viene addosso irrimediabilmente con il suo terribile carico di novità, di interrogativi, di sorprese. Dal dorso di questo cavallo su cui non è sempre facile cavalcare, dal difficile equilibrio di questa corda tesa tra le due sponde, ogni volta più chiare e più scure, voglio alzare il mio sguardo. Uno sguardo che si fa idea e una idea che vuole farsi parola per non cadere nel rimprovero di Chesterton: “L'idea che non cerca di cambiarsi in parola è una cattiva idea”. Ma una parola che porti il calore capace di generare la vita, la vita che si fece carne e sangue, attualità umana, speranza eterna. E Chesterton ancora che dice: “una parola che non spinga all'azione è una cattiva parola”.

10 marzo 2015

IL BENE/AMORE NON E' UNA UTOPIA


IV Domenica di quaresima
15 Marzo 2015

Gv 3,14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».



Ho sostituito Figlio e luce con Bene/Amore

Ho sostituito credere con vivere

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Bene/Amore sia innalzato , perché chiunque vive in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Bene/Amore perché chiunque vive in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Bene/Amore nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi vive nel Bene/Amore non è condannato; ma chi non vive è già stato condannato, perché non ha vissuto nel Bene/Amore. E il giudizio è questo: Bene/Amore è venuto nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che Bene/Amore, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia il Bene/Amore, e non opera il Bene/Amore perché le sue opere non vengano messe in discussione. Invece chi fa il bene mostra il Bene/Amore, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».




Nel dialogo con il fariseo Nicodemo, capo dei Giudei, Gesù si rifà ad un episodio conosciuto della storia di Israele contenuto nel Libro dei Numeri.

L’evangelista scrive: “«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto»”; i serpenti erano stati inviati da Dio per castigare il popolo secondo lo schema classico di “castigo/salvezza/ perdono”.

In Gesù invece c’è soltanto salvezza. “«Così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo»”, Gesù si riferisce alla sua futura morte in croce e parla del Figlio dell’uomo, cioè l’uomo che ha la pienezza della condizione divina. “«Perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna»”

Credere nel Figlio dell’uomo significa aspirare alla pienezza umana che risplende in questo figlio dell’uomo.

Per la prima volta appare in questo vangelo un tema molto caro all’evangelista, cioè quello della vita eterna.

La vita eterna non è, un premio futuro per la buona condotta tenuta nel presente, ma una qualità di vita già nel presente.

E si chiama “eterna” non tanto per la durata senza fine, ma per la qualità indistruttibile.

E questa vita eterna non si avrà in futuro, ma si ha già.

Chiunque da adesione a Gesù, quindi aspira alla pienezza umana che risplende in Gesù. “«Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito»”.

Il Dio di Gesù non è un Dio che chiede, ma un Dio che offre, che arriva addirittura a offrire se stesso. “«Perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna»”.

La vita eterna non si ottiene, cioè un codice esterno ma decidendo di vivere con lo stile del Cristo.

E Gesù appare qui come il dono dell’amore di Dio per l’umanità.

E Gesù è la massima espressione di questa manifestazione e comunicazione di Dio.

«Dio infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare»”, anche se il verbo qui non è condannare, ma “«giudicare il mondo»”.

Gesù continua, “«E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo»”, la luce è immagine della vita, “«ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce perché le loro opere erano malvagie»”.

«Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate»”. Gesù si rifà a quella che è l’esperienza comune. Il delinquente, chi agisce male, non ama i riflettori, non ama la luce, ma si rintana nelle tenebre.

«Chi invece fa la verità…»”. In contrapposizione a fare il male, Gesù parla di “fare la verità”. La verità non va creduta, diventando una dottrina, ma va fatta. Ecco perché Gesù in questo vangelo non dirà che lui ha la verità, ma che lui è la verità.

Se è in contrapposizione con il “fare il male”, essere nella verità significa “fare il bene”, inserirsi nel dinamismo creatore di Dio che ama la sua creatura e vuole che il bene della sua creatura, il bene dell’uomo, sia il valore più importante nell’esistenza dei suoi figli.

Quindi “«chi fa la verità»”, significa colui che ha messo il bene dell’uomo come valore principale della sua esistenza, “«viene verso la luce»”, più si ama e più la persona diventa luminosa perché risplende la stessa luce di Dio.

«Perché appaia chiaramente che le sue opere sono fatte in Dio»”. Le sue opere sono fatte in Dio perché Dio è colui che fa il bene dell’uomo. Quindi invita a fare la verità, a inserirsi nel suo stesso dinamismo creatore che mette il bene dell’uomo come valore assoluto.

Chi è nella verità si unisce e comunica vita a tutti quanti.

17 febbraio 2015

DALLA SCHIAVITÙ ALLA LIBERAZIONE: UNA NUOVA ALLEANZA


Mc 1,12-15

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».